CARA ATLETICA…

Roma, 27 Ottobre 2006

E’ stato, un anno agonistico unico il 2006. Unico per i delicati risvolti con il quale si era presentato, unico per i risultati raggiunti, unico per le emozioni provate. Ora, passata l’euforia e messa sotto controllo la gioia, è venuto il momento di pensare al 2007. Di conseguenza le atlete sono cadute in un meritato letargo per ricaricare le pile mentre “altri” nel Club lavorano sodo e sono ormai già in fase di realizzazione le strategie definite dal Consiglio di Società e atte, si ritiene, a rendere raggiungibili i nuovi obiettivi. Sappiamo esserci curiosità attorno a noi ma ancor più in generale attorno alla riforma annunciata e mai partita, non solo strutturale, inerente l’intera Atletica Italiana.

Con questo comunicato desideriamo dare qualche informazione di tipo generale, informazioni relative allo scenario globale e ai nostri intendimenti (perché solo di questo oggi possiamo parlare). Non possono che essere considerazioni generiche perché l’unico obiettivo, in questo caso, è dire in modo chiaro come la pensiamo.

Partiamo quindi da una domanda banale: l’Atletica è in crisi? Domanda retorica che offende per il solo fatto di porla chi, per esempio in Consiglio Federale, ritiene di aver lavorato bene in questi due anni. Se dovessimo però fissare degli indicatori dello stato di salute del nostro sport, inteso non come movimento mondiale ma come realtà operativa nazionale, sarebbe un disastro anche nel caso in cui gli indicatori li scegliesse chi sta governando, chi è convinto di aver fatto bene confondendo magari, in alcuni casi (sia chiaro!), l’impegno personale con il risultato.

Noi, oltre due anni fa, abbiamo sostenuto il cambiamento sperando, come era nei programmi, se non in una “rifondazione” almeno in una “riforma” che traghettasse da un’atletica di pochi (perché siamo veramente pochi nelle piste, amatori a parte!) a un’atletica per molti, da un’atletica che si arrangia al top a una che abbia le basi matematiche per poter sperare in un futuro migliore (si possono portare a casa 5 medaglie anche con solo 5 atleti ma è più probabile farlo con 100.000, per non dire un numero a caso!). Nel progetto iniziale, nel programma a cui abbiamo aderito, figuravano tante cose ma a noi piace ricordarne alcune, quelle innovazioni che ci avevano invogliato a partecipare e cioè che si sarebbe puntato a un diverso, robusto e quindi più efficace approccio con la Scuola, un diverso modo di rapportarsi ai Tecnici sviluppando il settore in quantità e qualità (condizione indispensabile per poter sperare in un futuro diverso), un focus sulle Società che incentrano la loro attività nel settore giovanile, una gestione più razionale dei potenziali assoluti (nazionali e chi vi ruota attorno), una serie di iniziative atte a supportare i Club Civili, una definizione strategica e vincolante del rapporto tra Club Civili e Militari che tutelasse gli uni e gli altri ma che aiutasse nel riportare questi ultimi ad assolvere “anche” il loro ruolo istituzionale di essere vicino ai cittadini, tra i giovani. (per inciso: va detto che alcuni GSM lo fanno).

A tutto questo ventiquattro mesi fa abbiamo creduto ma, iniziata la nuova gestione di Franco Arese e del nuovo Consiglio, ci siamo resi conto, in breve tempo, che era difficile sviluppare questi punti certamente qualificanti per il rinnovamento. Era difficile perché una maggioranza “bulgara” è di per se foriera di poco contraddittorio e schiaccia per definizione l’iniziativa (non la stimola, è ovvio). Lo era altresì perché buona parte del Consiglio era lo stesso di prima, vi erano pochi giovani ed esprimeva, con poche eccezioni, una modesta capacità manageriale di analizzare i problemi, individuare i punti critici, prendere le decisioni, pianificare etc. etc.

A questo scenario si possono ora dare tante risposte. Lo si può ribaltare e dare a noi dei disfattisti, lo si può accogliere parzialmente e trarne delle indicazioni di tendenza, lo si può accogliere nella sua genericità e cavalcarlo, con successo o meno, per rincorrere chissà quali obiettivi “reconditi”, leggasi corsa alle poltrone.

Noi, sia chiaro, ne stiamo parlando perché per un Club come il nostro che si basa su un continuo aggiornamento dei progetti interni, questo stato di cose non solo non ci aiuta ma ci impedisce di poter fare molto di più (nel nostro piccolo) e perché l’amore per questo sport ci obbliga a tener conto di chi è meno fortunato di noi ed ha sicuramente molte più difficoltà da superare nella propria quotidianità visto che non può contare su una politica di sviluppo credibile.

Rendiamo quindi pubblica la nostra posizione per evitare ulteriori discorsi retorici. Quindi come la pensiamo in questo momento crediamo ora sia chiaro alle nostre tesserate, ai Tecnici che collaborano ed a quei pochi o tanti addetti ai lavori che sono interessati. Nero su bianco.

Un Club come il nostro però, per come è fatto, per l’esigenza strutturale di porsi obiettivi ambiziosi e di seguitare a investire in risorse tecniche, atletiche e finanziarie non può permettersi di non pensare positivo. Se così non fosse dovremmo chiudere l’attività assoluta, cambiare nome e Sponsor e ridimensionare l’attività giovanile, l’unica vera nostra ricchezza. “Dobbiamo” quindi essere fiduciosi che qualche cosa possa cambiare, che la macchina si metta in movimento, che il Consiglio Federale cambi marcia e magari qualche pezzo di un motore che così non va, non esprime “giri” sufficienti a decollare. Il perché di questo nostro ottimismo in verità non è, al momento, motivato dai fatti visto che i segnali in campo nazionale sono deboli e devastanti come – è solo un esempio della ultim’ora per carità! – i quattro C.U.S. che sono retrocessi, le difficoltà del C.U.S. Bologna etc. etc. mentre, guardando all’interno della nostra Regione, sembra solo ora prender corpo una labile possibilità di superare nei prossimi mesi le divisioni tra Club per rilanciare le attività sui campi. Sarebbe ora!

D’ora in poi quindi, in attesa di una svolta che necessita della spinta di tutti, ci proporremo in modo più attivo. Lo faremo rafforzando ancor più la presenza sui campi ma anche stimolando, per quanto ci compete e ci sarà possibile, qualsiasi attività riformista di qualsiasi provenienza, Federazione inclusa, purché funzionale, credibile e fattibile che affronti le vere problematiche di base del nostro sport.

En.La.

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