DOPO BERLINO 2009

A MENTE FREDDA DOPO BERLINO 2009

Lo abbiamo già scritto. Abbiamo approfittato delle vacanze per trattenere la rabbia, mandar giù le delusioni e…..digerire le "imprese" della spedizione italiana a Berlino 2009. Abbiamo fatto bene perché il peggio, finito il Mondiale, doveva ancora avvenire. Un "peggio" talmente peggio da superare le miserie della nostra spedizione il cui "cast", è inutile girarci attorno, quello poteva essere, quello è stato e solo in quel modo poteva essere messa in scena lo spettacolo stante l’attuale situazione dell’ Atletica Italiana. Forse, dico forse, visto i bassi costi di viaggio etc, si poteva portare qualche giovane Under 23 in più per fare esperienza e qualche infortunato o, peggio ancora, inutile commensale in meno. Ma ormai è andata così.
Noi italiani siamo strani. Abbiamo un’Atletica modellata a fungo con una base di iscritti e praticanti (amatori e master a parte) dalle dimensioni risibili ed in cima la fortuna di avere qualche talento in più rispetto a quanto ci spetterebbe statisticamente, per un dono del cielo e spesso dovuto ai capricci di cupido. Malgrado ciò, marcia a parte, erano poche le possibilità di andare a medaglia od in finale e…così è stato: zero titoli ! Ora santa pazienza, di cosa vogliamo lamentarci, della sfortuna? Sarebbe stato comunque meglio visto che nella settimana post mondiale sui giornali sportivi e non, sui siti ed ovunque sia stato possibile abbiamo assistito ad un dibattito di origine "presidenziale" da terzo mondo, fatto di giustificazioni, accuse, minacce, repliche degli addetti ai lavori e di alcuni Dirigenti Federali con tutti li a difendere il proprio orticello indicando il dito (meschine giustificazioni) e non la luna (lo stato di coma dell’Atletica Italiana seppur reduce da qualche sorriso indotto dal settore giovanile). In epoca non sospetta tutto ciò lo abbiamo scritto sul nostro Annuario 2007 e su quello 2008 editato in maggio (andatelo a leggere). La scuola è ancora fuori dai nostri circuiti, i reclutamenti sono miserrimi la struttura tecnica è minimale ed in parte carente anche di competenze; l’unica cosa di cui si abbonda (lo abbiamo appreso dai Media) è la rabbia da "astinenza di risultati" dovuta al trans agonistico del Presidente Arese, che, supportato (!) da una giunta che appare appiattita sulle sue posizioni e da un Consiglio di costituzione bulgara, privo di capacità innovative ed ovviamente di ogni potere (cari Consiglieri, di cosa vi lamentate poi?) cerca di rilanciare un’Atletica Italiana da anni in difficoltà non rendendosi conto che questo obiettivo lui, in forza della sua storia e delle sue competenze in materia, si che lo potrebbe raggiungere ma che non ci riuscirà mai con la squadra di governo che si è data e senza confrontarsi in modo serio (non solo a tavola….) con chi lavora sui campi ed ara il terreno. Scuola, settore tecnico, cultura dello sport, insediamento sul territorio, impianti, ridefinizione del ruolo dei GSM, dei CUS e rilancio/sostegno delle Società Civili; questi sono solo alcuni dei grandi temi  irrisolti e di cui la Federazione, al di la delle chiacchere post berlinesi, dovrebbero occuparsi quantomeno con un diverso atteggiamento visto che sono passati oltre quattro anni dall’inizio della gestione Arese ed il piatto ancora…piange. Visto la cartina di tornasole di Berlino ci si deve concentrare ora sulla luna (i mali dell’Atletica Italiana) e non sul dito. A dir la verità, seppur in maniera sparsa, in giro di Club che cercano di occuparsi di questo corpo celeste ce ne sono tanti così come di idee e programmi innovativi  ne circolano molti nell’ambiente ma tutto si ferma fuori dal palazzo perché a nessuno (o comunque a ben pochi) sembra interessare confrontarsi ed allora rifacciamo l’ennesima proposta: la Federazione si attrezzi per sviluppare rapidamente un laboratorio di idee attraverso incontri, congressi o quant’altro serva a individuare i problemi e spingere il movimento verso l’Atletica del futuro. Visto che da sola questa Fidal non sa esprimere elementi di novità provi a farlo anche con il supporto dei Club Civili che qualche storia di successo da raccontare e su cui riflettere ce l’hanno certamente. La Federazione impari ad ascoltare anche noi e non si limiti a incontrare altri, decidere ed enunciare programmi. Se questo non avverrà sarà un disastro ed allora arriverà il momento di traslare a livello nazionale un’esperienza laziale che a noi di FonSai ci ha visto contrari ma che, a conti fatti, è servita eccome a ribaltare una situazione: si istituisca una Lega dei Club aperta a chiunque voglia partecipare, e questa, forte delle adesioni e di un suo progetto di base condiviso, prenderà iniziative e sarà una voce nuova necessariamente ascoltata da chi ascoltare, di fatto, non vuole o non sa farlo. Speriamo di non doverci arrivare…..
Enrico Palleri

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